L’Italia prova le conseguenze del cambiamento climatico
La grave situazione di siccità in cui si trova l’Italia trae origine dal notevole deficit accumulato nelle stagioni precedenti a cominciare dallo scorso inverno che, nonostante diversi episodi contrassegnati da abbondanti precipitazioni e inconsuete nevicate sul versante adriatico e al Sud, si è concluso con un deficit di 13 miliardi di metri cubi d’acqua (corrispondente al -26% di anomalia). Nella successiva stagione primaverile sono venuti a mancare circa 20 miliardi di metri cubi d’acqua sull’intero territorio italiano (corrispondente al -39% di anomalia) a cui si sommano i 14 miliardi di metri cubi di deficit registrati durante questa estate (corrispondente al -41% di anomalia).
In tutto – spiega il nostro esperto Simone Abelli – da dicembre 2016, sono caduti 47 miliardi di metri cubi in meno rispetto alla media climatica calcolata sul trentennio 1081-2010. Questa grande scarsità di piogge è stata accompagnata da temperature in generale sopra la media che pongono, al momento, il 2017 fra i quattro anni più caldi degli ultimi 60 anni.
Le regioni del Centro Italia e l’Emilia Romagna sono le zone più provate dalla siccità: qui, durante l’estate, è mancato il 67% della pioggia, deficit più accentuato sulle regioni tirreniche. Basti pensare che a Roma da più di 100 giorni non cade neanche una goccia di pioggia, un’estate che, per la capitale, si è conclusa con una anomalia impressionante che si attesta a -95% rispetto alla norma. Situazione non lontana da quanto è successo a Milano, dove non piove in modo significativo da 60 giorni (anomalia del -85% a Luglio e del -90% ad Agosto). Nel capoluogo lombardo l’estate 2017 si è chiusa con solo 13 giorni di pioggia e una anomalia del -60%, uno stato di siccità grave in cui si riconoscono purtroppo tante altre città italiane. Si tratta di cambiamenti climatici che puntano ad una stessa direzione, ossia verso un clima più arido caratterizzato da temperature più elevate e piogge meno abbondanti ma più intense in quanto concentrate in periodi di tempo più brevi.
Ma la siccità non è l’unico problema. La nostra penisola è a secco e, in queste condizioni, il terreno diventa impermeabile. Alla già preoccupante situazione si aggiunge il rischio di piogge più distruttive: a causa dell’aumento della temperatura superficiale del Mar Mediterraneo, le perturbazioni guadagnano una maggiore energia e diventano più potenti. Per ogni mezzo grado in più di anomalia dell’acqua superficiale abbiamo un aumento di circa il 3% del contenuto medio di umidità atmosferica, un vero e proprio combustibile per le perturbazioni autunnali.