ESA Aeolus, il nuovo satellite che leggerà il vento
Presto l’orbita terrestre si popolerà con un nuovo satellite, Aeolus. Questo nuovo “esploratore della Terra” sviluppato dall’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, utilizza una tecnologia laser molto innovativa che scandaglierà lo strato di atmosfera dal suolo fino a 30 chilometri di quota, per raccogliere dati sul vento, sulle nuvole e sugli aerosol, informazioni utilissime per la ricerca sul cambiamento climatico ma soprattutto per la previsione meteorologica e di fenomeni meteo estremi. Il lancio di Aeolus è stato programmato per il 21 agosto da Kourou, città della Guyana francese.
La missione Aeolus permetterà di comprendere meglio le dinamiche dell’atmosfera anche grazie ad uno strumento mai lanciato prima nello Spazio, il LIDAR (Light Detection and Ranging o Laser Imaging Detection) applicato all’osservazione dei venti. Questo sistema emette impulsi di luce ultravioletta che attraversano l’atmosfera e analizza la parte di luce ultravioletta che torna indietro perché riflessa dalle molecole d’aria, polvere sospesa e goccioline d’acqua. Grazie a questi segnali, il Lidar riesce a fornire informazioni sulla velocità e direzione del vento quasi in tempo reale. Le osservazioni di Aeolus, dunque, miglioreranno la precisione delle previsioni meteorologiche e climatiche.
Cosa c’entrano le previsioni meteorologiche? Le previsioni meteo non vengono realizzate utilizzando i satelliti meteorologici, ma ne beneficiano grazie ai preziosissimi dati raccolti. Spesso i non addetti ai lavori pensano che le previsioni meteo vengano realizzate attraverso l’uso dei satelliti, ma non è così. I satelliti lanciati nell’orbita terrestre vengono utilizzati in ambito meteorologico per la raccolta di dati sul tempo in atto. Ma quindi come possono, questi dati, migliorare le previsioni del tempo? Più dati si hanno a disposizione, più la previsione meteorologica sarà precisa, accurata e dettagliata.
I dati osservati vengono raccolti attraverso 2 metodi: attraverso le stazioni a terra, le boe e centraline disseminate sul territorio e attraverso l’uso dei satelliti, particolarmente utili dove non arriva l’uomo, come nei deserti, negli oceani e ai Poli. L’osservazione dei dati tramite satellite è diventata fondamentale e il loro uso è aumentato esponenzialmente negli ultimi 20 anni. L’ECMWF, ad esempio, negli anni ha aumentato via via l’uso dei dati provenienti dai satelliti: nel 2004 venivano processati 5 milioni di dati ogni giorno; oggi sono addirittura 40 milioni. L’ECMWF, infatti, ad oggi, usa per attività di monitoraggio e analisi i dati provenienti dai 90 satelliti attivi, con l’aiuto anche di osservazioni da terra e via aereo.
A cosa servono i dati? Le osservazioni del tempo in atto rilevate dai satelliti meteorologici vengono processate, analizzate e poi utilizzate per alimentare i modelli fisico-matematici dell’atmosfera utili per la previsione dei parametri meteorologici. Sono quindi uno strumento di diagnosi del tempo in atto utilissimo per costruire una base di dati a disposizione della ricerca scientifica anche in campo climatico e ambientale.