Alluvione in Giappone: la combinazione di più fenomeni meteorologici all’origine della catastrofe
Pesante il bilancio dell’alluvione in Giappone. Il nostro meteorologo Flavio Galbiati spiega le cause e le dinamiche delle piogge torrenziali che hanno devastato il Paese asiatico. Registrati localmente oltre 600 litri di pioggia per metro quadrato.
La combinazione devastante tra gli effetti di un tifone e quelli di intense perturbazioni. È questa la causa della drammatica alluvione che, il 5 luglio scorso, ha colpito il Giappone. Una catastrofe dalle dimensioni difficilmente immaginabili.
Un bilancio drammatico che, col passare dei giorni, si è aggravato sempre più. Le vittime risultano ben 179 (dato aggiornato all’11 luglio): oltre 10 mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case per trovare rifugio nei centri di accoglienza. A queste si aggiungono oltre 80 dispersi. Tra i maggiori pericoli del post alluvione ci sono il caldo intenso, con conseguenti colpi di calore, e le possibili intossicazioni alimentari. Secondo il ministero della Salute giapponese, l’approvvigionamento di acqua potabile risulta interrotto in 255 mila case all’interno di 12 prefetture con oltre 16mila abitazioni senza collegamenti telefonici e connessioni a internet.
Alluvione in Giappone: la zona maggiormente colpita è stata quella ad ovest del Giappone: gran parte dei dispersi e dei morti si è concentrata infatti nell’area di Hiroshima. Interi villaggi sono stati sommersi dalle acque. Un vero e proprio inferno, quello che si è scatenato sul Paese asiatico: piogge forti e dai quantitativi eccezionalmente abbondanti, inondazioni e frane. Oltre 50mila i volontari al lavoro tra vigili del fuoco, poliziotti e soldati: più di 40 elicotteri impiegati nelle operazioni di soccorso. Annullato il viaggio che il premier Shinzo Abe doveva compiere in Europa e Nord Africa. Ingenti i danni economici derivati dal disastro: basti pensare che le grandi aziende Mazda e Daihatsu Motor Co. hanno bloccato la produzione al fine di liberare le vie di comunicazioni ai soccorritori e mettere in salvo i lavoratori.
Un altro disastro gravissimo si era verificato nel 2014, sempre a Hiroshima: in quell’occasione le vittime erano state 77. Per avere però una catastrofe paragonabile a quella del 5 luglio 2018 e causata sempre da fenomeni meteorologi, in Giappone, bisogna risalire al lontano 1982.
Cerchiamo di capire qual è stata, esattamente, l’origine dell’alluvione del luglio 2018. Si è trattato di più fattori che, sommati insieme, hanno causato un vero e proprio inferno. Tutto è iniziato alla fine del giugno 2018, con lo sviluppo nel Pacifico nord-occidentale, a est delle Filippine, del tifone denominato Prapiroon. Questo tifone, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio ha assunto intensità via via sempre maggiore. “Nato come depressione il 28 giugno- spiega il meteorologo Flavio Galbiati – Prapiroon il 2 luglio si trasformava in tifone. Dopo aver raggiunto la Corea, dove aveva prodotto intense precipitazioni, si era diretto verso il Giappone, investendo il Paese asiatico con tutta la sua potenza. In particolare – sottolinea l’esperto – il 3 luglio Prapiroon investiva le isole di Kyushu e Honshu, portando piogge davvero torrenziali. L’effetto combinato tra il tifone e altre perturbazioni in transito ha portato accumuli di pioggia che, localmente, nella zona tra Hiroshima e Nagasaki hanno raggiunto addirittura i 600 litri per metro quadrato. Si sono poi verificati allagamenti, smottamenti e frane”.
Un terribile mix di fattori, dunque. “Esattamente così. La combinazione tra gli effetti diretti del tifone e la linea di nubi e precipitazioni che ha seguito la traiettoria del tifone stesso- conclude il meteorologo- ha fatto sì che le piogge, in alcune aree del Giappone occidentale, insistessero senza sosta per ben tre giorni. È stata proprio la persistenza di queste piogge a causare i danni maggiori e le terribili devastazioni che, purtroppo, si sono registrate sul suolo nipponico”.