Grande successo per il workshop dedicato al legame tra meteorologia e gestione del rischio legato agli eventi estremi
I cambiamenti climatici sono ormai una realtà indiscutibile. Ecco quindi che, in tale contesto, la capacità di realizzare previsioni serie e affidabili in merito agli eventi estremi diventa un mezzo di fondamentale importanza per prevenire o, per lo meno, contenere i danni. La meteorologia riveste dunque un ruolo primario nello studio e nella gestione del rischio legato proprio agli eventi estremi e, in una visione più ampia, ai cambiamenti climatici. È stato proprio questo l’argomento centrale dell’Extreme Events Forecast & MNGT Workshop, organizzato lo scorso 21 febbraio a Milano dal gruppo Lercari in collaborazione con il partner tecnologico Meteo Expert e con lo Studio Ls LexJus Sinacta. L’evento è stato patrocinato da ANRA e da Insurance Skills Jam – Il Convivio Assicurativo. I lavori sono stati aperti da Gian Luigi Lercari, Ad del Gruppo Lercari, e da Marco Marello, di Generali Jeniot e vice presidente di Insurance Skills Jam.
Negli ultimi anni- come è stato sottolineato dai relatori- gli eventi climatici molto intensi o estremi si sono eccezionalmente intensificati. Il cambiamento climatico è divenuto dunque misurabile a livello globale. Tutto ciò ha reso manifeste a livello planetario le tendenze verso un cambiamento di cui ancora non possiamo prevedere le piene conseguenze, nel breve come nel lungo periodo. Tali evidenze hanno via via portato le istituzioni e le imprese più preparate a porre maggiore attenzione verso il rischio climatico: tra le imprese, il settore assicurativo è per propria natura portato a valutare la pericolosità di minacce emergenti, assumendo un ruolo di opinion leader che può avere la capacità di influenzare i comportamenti a livello generale o individuale.
Qui di seguito i dati scientifici riportati nel corso del workshop, insieme alle riflessioni, alle argomentazioni e alle indicazioni proattive fornite dagli esponenti del mondo assicurativo.
Un cambiamento misurabile
Dal 1880 la temperatura globale è cresciuta di 1°C, di cui 0,6°C a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Secondo Serena Giacomin, meteorologa e climatologa di Expert Meteo e presidente dell’Italian Climate Network, la causa è riconosciuta come antropica ed è correlata all’aumento dell’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera, mai così elevata dall’inizio dell’epoca storica. L’evidenza è data dalla perfetta coincidenza tra l’innalzamento della curva delle temperature medie e la curva dell’aumento della CO2. Le conseguenze si vedono a livello globale, ma l’Italia pare essere particolarmente esposta agli effetti, che si notano nelle modificazioni di tutti i fattori climatici correlati alle temperature, prima di tutto le precipitazioni, che calano ogni anno del 15% circa togliendo al territorio un volume di piogge pari al Lago Maggiore che sta portando il 21% del territorio nazionale a rischio desertificazione. I ghiacciai si sono ridotti del 30% rispetto alle dimensioni del 1960, l’innalzamento del livello del mare – che in questo secolo ci si attende raggiunga il metro – sta provocando l’erosione delle coste basse, tanto che ad oggi il 47% dei 2227 km di spiagge ha subito modifiche superiori a 25 metri. Tutto questo in un paese che già oggi conta 620mila delle 750mila frane censite in Europa, con impatto su una popolazione di 3 milioni di famiglie che vivono nelle zone interessate. Il periodo di svolta è stato individuato negli anni ’80, da allora le tempeste di vario tipo e le ondate estreme di caldo o freddo sono aumentate del 200%, mentre le alluvioni determinate da piogge intense sono aumentate del 400%.
Non solo clima: l’impatto sull’economia
I numeri generali fin qui presentati, ma soprattutto gli esempi concreti più recenti quali la tempesta che il 29 e 30 ottobre scorso ha colpito la zona alpina del Triveneto e la costa ligure, rendono evidente l’impatto economico che possono avere gli effetti del cambiamento climatico nel suo manifestarsi con eventi intensi o estremi. Nelle Alpi si stima che siano stati abbattuti tanti alberi quanti ne sarebbero stati tagliati secondo le regole locali in 120 anni: le conseguenze economiche si stanno già vedendo nel crollo del prezzo del legname, ma altre non ancora calcolate potrebbero essere legate all’ammaloramento delle piante cadute e non rimosse, senza contare un possibile impatto sul turismo dovuto anche alle molte frane. Gli amministratori locali tengono a sottolineare inoltre il rischio sociale di paesi che potrebbero spopolarsi per la difficoltà di vivere in un ambiente fortemente danneggiato, dove sono da ricostruire perfino gli acquedotti.
La tempesta sul golfo ligure ha creato gravissimi danni anche al porto di Rapallo: oltre ai danni strutturali che hanno colpito la darsena, il sistema fognario, il litorale e gli stabilimenti balneari, alcuni dei quali spazzati via da onde anomale, vanno conteggiati i danni subiti dalle imbarcazioni ormeggiate. Si stima fossero all’interno del porto Carlo Riva 337 imbarcazioni di diverso tipo e stazza, di cui 125 sono affondate, 39 spiaggiate e 41 disperse o ancora non individuate. Tali esempi dimostrano come la meteorologia, studiando e prevedendo i fenomeni atmosferici, possa avere un impatto concreto e positivo in molti aspetti sociali ed economici. È questo un valore che è stato sottolineato dal Ceo di Meteo Expert Raffaele Salerno, che ha evidenziato come l’analisi previsionale possa entrare nei processi decisionali di enti e imprese, riducendo l’incertezza e permettendo quindi di fare scelte strategiche adeguate e di prevenire o contenere eventuali danni, con benefici economici molto superiori ai costi per l’acquisizione di informazioni attendibili.
Molte ricerche, per primo il Global Risk Report 2019 pubblicato per il World Economic Forum, pongono i rischi ambientali ai primi posti tra quelli più temuti da imprese ed istituzioni, che si trovano oggi a dover approntare delle strategie di prevenzione e gestione dei rischi climatici in previsione delle evoluzioni degli anni a venire.
Suggerimenti dall’estero
In questo contesto anche il ruolo delle assicurazioni è chiamato a evolvere e a fornire indicazioni proattive e risposte certe. Claudio Perrella, partner dello studio LexJus Sinacta, prova a guardare oltre oceano per fornire dei suggerimenti utili a trovare un equilibrio ad un sistema assicurativo che sarà sempre coinvolto sul risarcimento dei sinistri. Sono molte le coperture assicurative che possono risentire, in maniera diretta o indiretta, delle conseguenze di un inasprimento del clima: non solo Property e Business Interruption, ma anche voci come la Liability e la D&O, nel momento in cui gli amministratori possono essere chiamati in causa per aver sottovalutato dei rischi incombenti. Negli Usa, dove da sempre sono frequenti gli eventi meteo intensi, dagli uragani alle tempeste di neve, le condizioni meteo estreme sono previste nelle coperture e trattate con scoperti di polizza (“Named storm deductible”). Un altro tema trattato negli Usa riguarda l’”Occurance”, relativamente a stabilire quante conseguenze possono essere attribuite ad un unico evento calamitoso. Secondo Perrella, simili modalità contrattuali sui sinistri meteo potrebbero essere introdotte anche in Italia, dove il dibattito per ora è incentrato sul concetto di “evento imprevedibile”, trattato in una sentenza della Corte di Cassazione (relatore Giacomo Travaglino).
Molti gli argomenti per il mondo assicurativo
Il confronto tra le compagnie assicurative è stato moderato da Alessandro De Felice, presidente di ANRA, e ha visto coinvolti Leonardo Castrichino, Coo North and South Europe di Aig Europe, Nicola Mancino, Country Manager di Agcs Italy, Orazio Rossi, Country president Italy di Chubb European Group e Francesco Semprini, Managing Director di Hdi Global Italy. Il dibattito si è svolto sui temi dell’impatto dei sinistri catastrofali sull’attività assicurativa, dell’assicurazione come strumento di difesa e del ruolo delle compagnie assicurative nell’associare alle coperture attività concrete di prevenzione e controllo del rischio attraverso interventi specifici. Partendo dal caso di Rapallo, Leonardo Castrichino ha sottolineato come nella sottoscrizione stia diventando sempre più importante il fattore della localizzazione del rischio, un aspetto che deve essere noto anche al cliente per comprendere la propria esposizione. In questo senso l’innovazione può rappresentare una risorsa, sia nella capacità previsionale del meteo sia per migliorare la qualità dei sistemi di prevenzione. Il cliente deve essere coinvolto sulla conoscenza del proprio rischio per aumentare la sua consapevolezza nel mettere in atto attività di risk management e nella quantità di rischio che è opportuno trasferire.
Nicola Mancino ha tenuto a specificare che l’impegno che le compagnie hanno avuto fino ad oggi nel risarcimento dei danni catastrofali è tutto sommato limitato e controllabile rispetto alla disponibilità di copertura complessiva. Secondo le stime di Swiss Re, nel 2018 le perdite economiche complessive correlate a eventi catastrofali di origine naturale e antropica (dai terremoti, alle alluvioni fino agli incendi) sono ammontate a 155 miliardi di dollari, di cui poco più della metà (79 mld) erano danni assicurati. Relativamente ad Allianz, solo il 5% delle richieste di risarcimento pervenute dalle imprese dipende da danni per catastrofi naturali, pari al 13% del valore complessivo dei rimborsi.
Queste cifre mostrano come ancora ci sia molto da fare in termini di protezione dai rischi catastrofali. Ma oltre a capire e costruire un proprio ruolo, per Orazio Rossi le compagnie assicurative possono avere una parte attiva nell’indirizzare strategie aziendali e politiche verso comportamenti virtuosi di limitazione delle emissioni di CO2. L’”arma” è quella degli investimenti dei propri capitali in imprese ed istituzioni, fondi che possono essere dirottati da società che non attuano politiche di sostenibilità ambientale verso altre più virtuose.
I cambiamenti climatici hanno un impatto sul breve ma anche sul medio – lungo periodo con una modalità che non può essere oggi pienamente conosciuta. Di fronte all’incertezza, una strada per colmare il gap di conoscenza è quella di unire le forze, di condividere dati ed esperienze con la finalità di aumentare la capacità di prevenzione e di gestione del rischio. Una soluzione proposta da Semprini è la costituzione anche in Italia di un pool assicurativo che intervenga in caso di eventi catastrofali, sull’esempio di alcuni paesi europei come la Spagna, e di una struttura statale con il compito di gestire la liquidazione dei danni in tempi accettabili per una ripresa.
L’aspetto più tecnico della gestione dei sinistri è stato trattato nel tavolo tecnico coordinato da Giovanni Lercari, Ad di Lercari S.r.l., a cui hanno preso parte Claudio Gava, responsabile Divisione Sinistri di Itas Mutua, Sergio Ginocchietti, Dirigente Liquidazione Property di UnipolSai Assicurazioni, Massimiliano Malinverno, Head of claims di Axa Corporate Solutions Axa XL, Enrico Mercogliano, Head of Property & Specialties Claims di Generali Global Corporate & Commercial, e Marco Rosa Bernardins, Expert Claims, Head of Property & Engineering, Marine di Zurich.