Città italiane soffocate dallo smog: nel 2018 superati i limiti in ben 55 capoluoghi
Una fotografia deprimente. È quella delle città italiane soffocate dallo smog. Ma non solo. Il quadro che emerge dall’ultimo dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento, Mal’aria 2019, ritrae anche un Paese invaso dalle automobili private. Lo scorso anno, a circolare sulle nostre strade, c’erano ben 38 milioni di auto. Sempre lo scorso anno, i capoluoghi di provincia nei quali è stata superata la soglia limite di polveri sottili o di ozono sono stati 55. La maglia nera spetta a Brescia: ben 150 giorni oltre il limite fissato per legge: nel dettaglio, 47 giorni sopra la soglia per quanto riguarda il PM10, 103 giorni per l’ozono. A seguire, subito dietro, la città di Lodi (149 giorni oltre il limite) e Monza (140 giorni). Le cause di questa drammatica situazione sono da ricercare, innanzitutto nel traffico, cui si aggiungono le industrie, l’agricoltura e il riscaldamento domestico. Per quanto riguarda il traffico, a incidere notevolmente risultano proprio le auto private: statisticamente, il 65,3% degli italiani utilizza questo mezzo per compiere viaggi brevi, medi o lunghi. Il 2018 risulta pertanto un anno da record, in negativo naturalmente, per quanto concerne l’inquinamento atmosferico. Non a caso, lo scorso anno il nostro Paese è stato proprio deferito alla Corte di giustizia europea a causa delle infrazioni compiute in materia di inquinamento: il tutto, in termini economici, graverà non poco sul bilancio italiano. Basti pensare che in quasi la metà dei capoluoghi dove il limite di polveri sottili od ozono è stato superato, per la precisione in 24 capoluoghi, tale limite è stato oltrepassato per entrambi i parametri. Subito dopo Brescia, Lodi e Monza, la lista vede svettare Venezia (139 giorni oltre il limite), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). In Pianura Padana, tutte le città capoluogo di provincia hanno oltrepassato il limite per almeno uno dei due parametri. Al di fuori della Pianura Padana, il capoluogo più inquinato risulta Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento, seguito da Genova con 103 giorni (superamento dei limiti dell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 per le polveri sottili e 37 giorni per l’ozono).
I dati riguardanti l’Italia si inseriscono in una situazione europea tutt’altro che confortante. Basti pensare che, secondo i dati forniti dall’Agenzia Europea per l’ambiente, i decessi che ogni anno avvengono in Europa a causa dello smog sono addirittura 422.000: l’Italia, nel 2015, ha contato ben 60.600 morti per l’inquinamento. La soluzione? Una mobilità sostenibile che possa diventare il motore di cambiamento per l’intero Continente e città pensate a misura di persona, non di auto. Ecco che si renderebbe necessario, secondo Legambiente, realizzare un Piano Nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani. Fondamentale, inoltre, ridurre il tasso di motorizzazione riportandolo ai livelli delle altre nazioni europee, incentivare la mobilità sostenibile e potenziare il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare.
Il monito arriva proprio dal direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, che afferma: “In Italia continua a pesare enormemente la mancanza di una efficace strategia antismog e il fatto che in questi anni l’emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea. A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. L’inquinamento atmosferico, ad oggi– sottolinea il Direttore- continua ad essere un’emergenza costante nel nostro Paese non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale. Eppure per uscire da questa emergenza gli strumenti ci sarebbero: ogni città dovrebbe adottare dei PUMS (Piani Urbani di Mobilità Sostenibile) ambiziosi. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe guidare le città, supportando e verificando le scelte fatte affinché siano coerenti con le scelte e i piani nazionali; inoltre il governo dovrebbe finanziare i progetti davvero utili per mettere in campo questa rivoluzione e allo stesso tempo dovrebbe destinare più risorse per incentivare davvero la mobilità sostenibile”.