Incendi: netto calo su scala globale, ma aumenta il rischio connesso al cambiamento climatico
Il clima, l’utilizzo del terreno e altri fattori naturali e antropogenici possono condizionare lo sviluppo di incendi in molte regioni del mondo. Secondo uno studio pubblicato su Science e basato sui dati raccolti dalla NASA tra il 1997 ed il 2015 il numero di ettari bruciati da incendi nel Mondo è diminuito del 24%.
Le zone in cui il calo è più evidente sono le aree della Savana. In Africa ogni anno gli incendi bruciano una superficie pari quasi alla metà degli Stati Uniti continentali. Qui infatti la popolazione è solita incendiare i pascoli per aumentare la fertilità del terreno e privarla degli arbusti. Nel tempo però gran parte di queste comunità hanno costruito abitazioni, strade, villaggi e coltivato campi, e per questo motivo, l’uso del fuoco si è ridotto drasticamente. Nel 2015 gli incendi nella Savana hanno interessato 700 mila chilometri quadrati in meno rispetto agli anni precedenti, una superficie pari al Texas, per intenderci.
L’impatto di incendi causati dalla mano dell’uomo su scala mondiale è così grande da oscurare l’aumento del rischio incendi dovuto ai cambiamenti climatici. Sebbene le zone arse da incendi siano nettamente ridotte rispetto agli anni passati, nello studio viene evidenziato un aumento del rischio (meno esteso ma comunque significativo) nelle medie-alte latitudini.
Un clima più caldo e secco, più frequente a latitudini maggiori, è causa sempre maggiore di incendi in diversi settori del Canada, degli Stati Uniti occidentali, in Cina, India, Brasile e Sud Africa.
La riduzione degli incendi ha un effetto positivo sulla qualità dell’aria: meno incendi si traduce in minori emissioni di monossido di carbonio nell’atmosfera. Inoltre, sottolineano gli esperti, la crescita della vegetazione in Africa grazie all’uso meno diffuso degli incendi consente di catturare l’anidride carbonica dall’atmosfera invece di rilasciarne altra. Si stima che grazie a quel 24% di area che oggi non viene più bruciata, la capacità della vegetazione di assorbire CO2 sia aumentata del 7% su scala mondiale.