Maltempo d’autunno: Italia fragile, alto rischio meteo
Dopo un’estate segnata da caldo record, siccità e incendi, aumentano i rischi legati alle piogge autunnali: il territorio italiano è ancora più fragile. La Protezione Civile avverte: dopo mesi di caldo, mancanza di acqua e incendi, cresce il rischio idraulico e idrogeologico. I nostri meteorologi spiegano il perché
La Protezione Civile ha recentemente richiamato l’attenzione sulla fragilità del nostro territorio «sulle azioni di protezione civile da adottare per prevedere, prevenire e fronteggiare possibili emergenze legate a fenomeni idraulici e idrogeologici». «Dopo un’estate caratterizzata da caldo, scarsità di piogge e incendi – spiega la Protezione Civile – è quanto mai necessario prepararsi al meglio per affrontare il maltempo autunnale che potrebbe determinare effetti pesanti sulla popolazione e sul territorio».
Abbiamo chiesto a Flavio Galbiati, Daniele Izzo e Serena Giacomin, meteorologi di Meteo Expert, quale sia il nesso fra il maltempo autunnale e un’estate di caldo record, mesi di siccità e incendi.
Flavio Galbiati: Le continue ondate di caldo di quest’estate hanno provocato un’anomalia termica del Mediterraneo. Le perturbazioni che raggiungeranno l’area mediterranea nei prossimi mesi troveranno quindi una superficie del mare ancora calda che fornirà loro ulteriore energia. L’alta temperatura della superficie marina provoca una maggiore evaporazione e di conseguenza contribuisce alla formazione di nuvolosità e precipitazioni. Questa maggiore concentrazione di vapore acqueo si può considerare come un vero e proprio carburante a disposizione delle perturbazioni che arriveranno nel corso della prossima stagione. Per questo motivo sarà maggiore il rischio di fenomeni intensi, simili a quelli che, negli ultimi anni, hanno già provocato gravi alluvioni. È il caso, per esempio, dei temporali autorigeneranti, fenomeni temporaleschi che insistono sulla stessa zona scaricando enormi quantità di acqua. Un altro fenomeno particolarmente intenso che può avere origine in condizioni simili è il TLC (Tropical Like Cyclones), il ciclone mediterraneo, simile ai cicloni tropicali dalla tipica forma a spirale, che può formarsi sul Mediterraneo ed è accompagnato da intense precipitazioni.
Daniele Izzo: Attualmente il Mediterraneo si presenta con delle acque superficiali più calde di 2-3°C rispetto alla media. Ad esempio, a fine agosto si sono toccati i 31 gradi nel Mediterraneo meridionale a sud di Malta: un valore davvero impressionante. Se nelle prossime settimane dovessero arrivare perturbazioni atlantiche o nordafricane, con un surplus di vapore acqueo in atmosfera di 10-15% in più rispetto a condizioni di normalità, il rischio di piogge estremamente intense aumenterebbe sensibilmente.
Serena Giacomin: Esiste una relazione termodinamica, l’equazione di Clausius-Clapeyron, che lega temperatura ed umidità atmosferica: per ogni mezzo grado in più di anomalia di temperatura abbiamo un aumento di circa il 3% del contenuto medio di umidità atmosferica. Per questo motivo un’anomalia di temperatura superficiale del mare intorno ai 2°C, si traduce in un surplus di umidità considerevole capace di aumentare il potenziale rischio legato al passaggio di una perturbazione. Si può prendere ad esempio un recente evento, l’uragano Harvey, la cui potenza distruttiva è aumentata proprio a causa dell’elevata temperatura superficiale del mare nel Golfo del Messico. L’anomalia di temperature ha fatto esplodere la tempesta tropicale in uragano di Categoria 4 in meno di 48 ore prima di toccare terra, riversando sul Texas quantitativi di pioggia da record. Un chiaro effetto di come il cambiamento climatico, in particolare il riscaldamento globale, possa aumentare l’esposizione al rischio di ciascun cittadino, anche in Italia.
Redazione: Negli ultimi mesi sono andati in fumo ettari ed ettari di terreno a causa degli incendi: com’è possibile che questo possa influenzare gli effetti del maltempo autunnale?
Daniele Izzo: Gli incendi rappresentano un grande problema per il nostro Paese, non soltanto perché sottraggono suolo produttivo all’agricoltura, perché cambiano il nostro straordinario paesaggio, perché possono distruggere importanti ecosistemi, ma anche perché espongono pericolosamente i territori devastati ad ulteriori rischi di frane ed alluvioni. La correlazione tra incendi e rischio idrogeologico è un fatto ormai confermato. I danni causati dagli incendi potremmo quindi pagarli anche nel prossimo autunno. Quando brucia la vegetazione viene meno la sua proficua azione di drenaggio delle acque e la capacità delle piante di trattenere il terreno sottostante. La mancanza di alberi può favorire l’erosione e quindi il rischio di frane. La distruzione della copertura vegetativa può inoltre causare nei versanti molto ripidi un incanalamento più violento delle acque piovane che senza trovare particolari ostacoli potrebbero raggiungere la valle, se non proprio le abitazioni. Negli anni scorsi molti sono stati i disastri di natura idrogeologica che erano figli degli incendi degli anni precedenti. La prevenzione dei rischi idrogeologici vuol dire lavorare a 360 gradi, dunque anche sul fronte della lotta agli incendi, che rappresentano un aggravante del rischio idrogeologico.
Redazione: Prendiamo in esame, infine, il ruolo della siccità. La Protezione Civile ha specificato che anche la mancanza di acqua è tra i fenomeni che potrebbero andare ad aggravare gli effetti del maltempo: perché?
Daniele Izzo: Sì, quest’anno l’Italia si trova ad affrontare una siccità davvero grave, anzi storica per molte regioni, e anche la carenza di precipitazioni aumenta il rischio idrogeologico. I terreni inariditi riducono la capacità di assorbimento in caso di forti piogge. Paradossalmente, nel momento in cui aumenta l’allarme siccità, con i livelli di fiumi e laghi in costante decrescita, quando arrivano le tanto sospirate piogge, cresce il pericolo di alluvioni. Un rovescio di pioggia violento che si verifichi su un terreno inaridito e quindi poco permeabile, aumenta l’“effetto ruscellamento” con possibili gravi conseguenze per l’equilibrio idrogeologico del terreno.
Prevenzione, adattamento e mitigazione restano le parole chiave per affrontare un futuro in un contesto climatico sempre più complesso. Le caratteristiche dell’estate che ci siamo lasciati alle spalle potrebbero ripetersi sempre più frequentemente nei prossimi decenni: più caldo, siccità, con poche piogge ma concentrate in un breve lasso di tempo, con pericolose raffiche temporalesche, spesso accompagnate da grandinate distruttive.“L’influenza dell’uomo sul cambiamento climatico globale – spiega Serena Giacomin – è riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale e gli effetti locali sono sotto attenta analisi, ma sembra si stiano già verificando con una puntualità preoccupante, specie in un’area sensibile come quella mediterranea.”
Fare prevenzione è un’azione necessaria da oggi: occorre mettere in sicurezza infrastrutture e abitazioni pericolanti, riducendo le criticità presenti a causa dell’abusivismo edilizio e della cementificazione selvaggia. Occorre inoltre aumentare la cultura del rischio del cittadino, passando dall’educazione nelle scuole delle future generazioni. L’Italia che lasceremo ai nostri figli dovrà essere più forte e più sicura.