Caldo anomalo nell’Europa centro-settentrionale: il meteorologo Flavio Galbiati ne illustra cause e conseguenze
L’estate 2018 sarà ricordata anche per l’intensa e prolungata ondata di calore che ha investito l’Europa centro-settentrionale. L’approfondimento di Flavio Galbiati, meteorologo del Meteo Expert, illustra cosa è successo perché.
La persistenza di un robusto ed esteso anticiclone, accompagnato da una massa d’aria molto calda, ha determinato un lungo periodo di tempo stabile e soleggiato, con precipitazioni scarse o addirittura assenti e temperature costantemente oltre la norma, con picchi anche di 35°C e oltre.
Sono stati battuti diversi record (nella sola giornata del 26 luglio si sono misurate in decine stazioni meteo di Belgio e Olanda temperature mai raggiunte prima); i termometri hanno superato i 32 gradi anche oltre il circolo polare artico. E se non bastassero i dati, hanno fatto il giro del mondo le immagini di spiagge affollate di bagnanti nei fiordi norvegesi e nel Mar Baltico (le cui acque superficiali hanno raggiunto una temperatura paragonabile a quella del Mediterraneo) e quelle dei numerosi incendi nei boschi svedesi.
Le foto satellitari invece ci hanno mostrato ampie zone di territorio di Gran Bretagna, Danimarca e degli altri Paesi affacciati sul Mare del Nord, colorate di un preoccupante colore marrone, ben diverso dal verde predominante nello stesso periodo del 2017; ovvia conseguenza della siccità estrema: nell’intero mese di giugno di quest’anno per esempio nell’area di Londra è caduto meno di 1 millimetro di pioggia; e l’Olanda ha fatto registrare il mese di luglio più secco da quando si fanno le rilevazioni.
Questa eccezionale situazione meteorologica è stata già oggetto di analisi e valutazioni da parte degli studiosi del clima, che hanno cercato spiegazioni circa le cause dell’anomalia che ha determinato le condizioni descritte.
Una prima, autorevole dichiarazione è quella del Vice Segretario generale dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (WMO) Elena Manaenkova: “il 2018 si sta rivelando come uno degli anni più caldi, con nuovi record di temperatura in molti Paesi. Questa non è una sorpresa. Le ondate di calore e il caldo estremo che stiamo sperimentando sono coerenti con quello che ci si aspetta come risultato dei cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra. Non si tratta di uno scenario futuro. Sta succedendo ora”.
E le fa eco il Prof Myles Allen, scienziato climatologo all’Università di Oxford, che commentando l’ondata di caldo del Regno Unito ha affermato che “non c’è dubbio che l’influenza dell’uomo sul clima sta giocando un ruolo importante in questa ondata di caldo; ondate simili sono accadute anche quando il pianeta era meno bollente, ma con il Global Warming stanno diventando più frequenti e più diffuse”.
Un fattore chiave per comprendere cosa sia accaduto (e sta ancora accadendo) è da individuare, secondo Jennifer Francis della Rutgers University del New Jersey, nell’anomala persistenza della corrente a getto in una posizione inusuale, a più alte latitudini, proprio in corrispondenza del continente europeo. La corrente a getto è un fiume d’aria che scorre ad elevata velocità in alta atmosfera da ovest verso est sulla verticale delle aree di discontinuità tra le masse d’aria a diversa temperatura. Può raggiungere, nelle zone di massima intensità, in genere collocata intorno ai 10.000 metri di quota, anche i 300/400 km/h.
Il “blocco” legato all’anomalia della corrente a getto, con il rallentamento della normale propagazione da ovest verso est delle onde planetarie che determinano l’alternanza dei cicloni e degli anticicloni, avvenuto fin dal mese di maggio, ha intrappolato aree di alta pressione che hanno determinato lunghi periodi tempo stabile, caldo e siccitoso nel Nord Europa.
La Francis afferma che cresce l’attendibilità della teoria secondo la quale l’accelerato riscaldamento dell’Artico sia la causa principale delle anomalie della circolazione atmosferica nel nostro emisfero, favorendo anche queste situazioni di blocco. Ricordiamo che le correnti a getto sono attivate dal contrasto tra l’aria fredda in discesa dall’Artico e l’aria calda che risale dall’Equatore. Più alta è la differenza di temperatura tra queste due masse d’aria (cioè maggiore è il gradiente termico in direzione nord-sud), più forza hanno le correnti. Ma questa differenza si sta attenuando in quanto l’Artico si sta riscaldando circa il doppio rispetto al resto del pianeta. L’indebolimento delle correnti occidentali quindi farebbe aumentare l’ampiezza delle onde, favorendo quindi le incursioni di aria sub-tropicale verso nord.
Dopo questo eccezionale evento, viene da domandarsi se questo episodio sia un segnale del clima che ci aspetta in futuro. A questa domanda ha risposto il famoso climatologo Michael Mann, direttore dell’Earth System Science Center presso la Pennsylvania State University, che è stato recentemente in Italia per una serie di conferenze. Mann conferma che quello che dovremo affrontare sarà un clima più caldo: “quella che oggi chiamiamo un’ondata di caldo estrema, la chiameremo semplicemente estate entro pochi decenni, se non riduciamo drasticamente le emissioni di gas serra.”