I cambiamenti climatici si studiano sotto le gelide acque dell’Antartide
Alghe coralline e piccoli invertebrati per studiare i cambiamenti climatici. Il tutto, a temperature bassissime. Siamo in Antartide. Per la precisione, sotto le gelide acque del Mare di Ross. Proprio qui, a 25 metri e mezzo di profondità, è stato costruito un sofisticassimo laboratorio, dotato di tutte le più innovative tecnologie, all’interno del quale vengono studiati i mutamenti del clima. Per farlo vengono analizzati proprio i processi di crescita ed evoluzione delle alghe oceaniche, oltre ai cicli vitali dei piccoli invertebrati. I ricercatori sono fiduciosi: nell’arco di breve tempo, dal laboratorio potrebbero uscire dati assolutamente rilevanti.
Il progetto, di respiro internazionale, è targato Italia. Di durata biennale, “Ice-ClimaLizers”– questo il nome del progetto stesso- è stato realizzato in occasione della 34esima spedizione italiana in Antartide. Coordinato dall’Enea, “Ice-ClimaLizers” viene portato avanti in collaborazione con il Museto di Storia Naturale di Londra, l’Università di Portsmouth, l’Istituto di Oceanologia di Sopot della Polonia, l’Università della Borgogna e due istituti del Cnr (Scienze Marine di Bologna e Ingegneria del Mare di Genova).
Si tratta del primo progetto italiano focalizzato interamente sullo studio dell’evoluzione e della crescita degli scheletri in carbonato di calcio. Un orgoglio per i nostri studiosi e i nostri istituti di ricerca. L’importanza di questo lavoro viene sottolineata proprio da Chiara Lombardi, ricercatrice del Laboratorio di Biodiversità e Servizi Ecosistemici dell’Enea: “Il clima della penisola antartica si sta modificando in modo rapido e ci si attende che l’oceano meridionale sia vulnerabile agli effetti dell’acidificazione. È perciò fondamentale conoscere le risposte di organismi come le alghe, per salvaguardare la biodiversità ad essi associata, in special modo in una zona come il Mare di Ross, divenuta Area Protetta nel 2017. La varietà e la straordinaria capacità di adattamento delle specie rendono l’Antartico un ambiente ideale per questi studi di tipo adattativo– sottolinea la studiosa-. Grazie alla componente calcarea l’alga rossa corallina, molto diffusa sui fondali della Tethys Bay, rappresenta un substrato molto importante per la vita di tanti organismi e, nonostante questa sua struttura apparentemente resistente, è estremamente vulnerabile al cambiamento climatico“.
Alquanto duro, dal punto di vista realizzativo, il lavoro. Gli studiosi si sono infatti dovuti immergere in acque le cui temperature risultano sempre di molti gradi sotto zero. Per fare questo, i ricercatori sono stati accompagnati dai subacquei della Marina Militare: il tutto è stato reso possibile grazie al sottomarino Rov, mezzo a comando remoto deputato proprio all’esplorazione degli abissi più profondi (Rov può arrivare fino a 120 metri di profondità). La prima parte del progetto ha visto le diverse specie marine marcate con sostanze non tossiche: questo segnava proprio l’inizio dell’esperimento. Le stesse specie sono state poi nuovamente collocate sui fondali di Tethys Bay, racchiuse in 12 gabbie dotate dei più sofisticati sensori termici e luminosi. Per un intero anno, la sonda posizionata all’interno delle gabbie rileverà i più importanti dati ambientali, a partire dai valori di conducibilità, intensità lumiosa, ossigeno, temperatura e ph. La rimozione delle gabbie e della sonda è prevista per la fine del 2019: in quel momento i dati rilevati sugli organismi studiati verranno messi a confronto con quelli ambientali al fine di studiare la capacità di adattamento delle forme di vita negli oceani in un’ottica di medio-lungo periodo.