Inverno 2019: siccitoso e più caldo rispetto alla norma
Gli effetti del riscaldamento stratosferico (stratwarming) avvenuto nella seconda metà di dicembre non hanno tardato a manifestarsi all’inizio del nuovo anno. Nei primi 12 giorni di gennaio, infatti, gran parte dei Paesi europei e, in particolare, l’Italia hanno dovuto fare i conti con l’irruzione di masse d’aria artica piombate verso le basse latitudini proprio a causa dell’indebolimento e successiva “frantumazione” del vortice polare, diretta conseguenza del potente stratwarming. Il risultato è stato un periodo decisamente dinamico con clima gelido, venti forti e nevicate a bassa quota soprattutto sul versante adriatico e al Sud. Un’altra fase caratterizzata da clima piuttosto freddo, sebbene un po’ meno pungente rispetto alla fase precedente, si è verificata nella terza decade di gennaio a causa dell’arrivo di altre masse d’aria fredda che, in questo caso, si sono fatte strada dal Nord Atlantico, quindi maggiormente mitigate nel lungo percorso, e il cui transito è stato facilitato ancora una volta dalla sostanziale assenza di una struttura anticiclonica sull’area euro-mediterranea, condizione, questa, che ha caratterizzato praticamente tutto il mese; anche in questo periodo non sono mancati venti intensi e nevicate a quote relativamente basse, a tratti fin sulle pianure del Nord.
Per via di queste frequenti incursioni di aria fredda, le temperature di gennaio sono rimaste spesso sotto la media dando origine a un’anomalia mensile negativa, pari a -0.8°C a livello nazionale, dovuta principalmente ai valori negativi del Centro (-1°C) e del Sud e isole maggiori (-1.8°C complessivamente) dove le suddette irruzioni polari e artiche hanno avuto un maggiore impatto. Al Nord, maggiormente protetto dalle correnti fredde grazie alla presenza dell’arco alpino, il risultato complessivo è stato decisamente diverso: qui il tempo è stato più soleggiato per via anche dei frequenti episodi di foehn, in particolare al Nord-Ovest dove l’anomalia è risultata positiva ed esattamente pari a +0.5°C. Le 11 perturbazioni transitate nel corso del mese hanno interessato con più efficacia le regioni centro-meridionali, dove sono state osservate precipitazioni ben oltre la media, in particolare al Sud con +57%, in Sardegna con +35% e al Centro, eccetto in Toscana, con +12%; le regioni settentrionali e la Toscana sono rimaste alle prese con la carenza di precipitazioni già in atto dal mese di dicembre, maggiormente evidente al Nord-Ovest dove l’anomalia pluviometrica si è attestata a -85%, mentre al Nord-Est ha piovuto due terzi del quantitativo normale e in Toscana circa la metà. Queste differenti situazioni hanno determinato un dato complessivo quasi nella norma, più esattamente pari a -4% a livello nazionale.
In febbraio la circolazione atmosferica ha subito un radicale mutamento. Nei primi giorni del mese si è verificata una fase di transizione che ha visto il passaggio dalle fredde correnti settentrionali, che hanno caratterizzato il mese precedente, alle miti e umide correnti atlantiche che hanno dato luogo a precipitazioni a tratti abbondanti in molte zone. L’afflusso di masse d’aria decisamente più mite ha determinato un’impennata delle temperature, eccetto al Nord-Ovest dove l’aria fredda rimasta intrappolata fra l’arco alpino occidentale e l’Appennino settentrionale ha favorito ancora delle nevicate fin sulle pianure. Nell’ambito dei suoi primi 4 giorni si è di fatto esaurita la fase piovosa più significativa del mese. Infatti, il resto di febbraio è stato contrassegnato da poche precipitazioni, specie dalla seconda decade del mese quando un robusto e vasto anticiclone si è posizionato saldamente sull’Europa centro-occidentale e sull’Italia garantendo condizioni di tempo stabile con temperature ben oltre la norma per via della massa d’aria insolitamente calda che lo accompagnava.
Il clima si è fatto improvvisamente primaverile, ma con temperature da stagione inoltrata che in molte zone del continente, e anche dell’Italia, hanno oltrepassato i record storici. Record in Gran Bretagna con i primi 20°C osservati in febbraio e record di caldo anche nei paesi scandinavi; valori estivi nella Francia meridionale dove i termometri sono saliti fino a 27°C. In Italia, in particolare al Centro-Nord, le temperature hanno facilmente oltrepassato i 20°C: nuovi record sono stati eguagliati e in qualche caso anche leggermente superati, in particolare negli ultimi giorni del mese su Toscana, Lazio, Emilia Romagna e Veneto, non solo nelle aree di pianura, ma anche in quota dove la presenza della massa d’aria calda si è fatta maggiormente sentire portando lo zero termico fino a quota 3500 metri in corrispondenza delle Alpi. Un fatto notevole da osservare è che questi valori elevati di temperatura sono stati raggiunti, oltre che per causa degli effetti favonici abbastanza frequenti in inverno, anche per la compressione anticiclonica che ha di fatto logorato le inversioni termiche come nella stagione estiva. Da segnalare il temporaneo cedimento dell’alta pressione fra il giorno 22 e il 25 a causa di due impulsi molto freddi e intensi provenienti da est che, se da un lato non hanno determinato precipitazioni rilevanti, a parte delle spolverate di neve a bassa quota al Sud, dall’altro lato hanno innescato venti tempestosi con raffiche fino a 120 km/h che hanno causato danni e purtroppo anche vittime. In definitiva, febbraio è stato caldo e siccitoso. L’anomalia termica a livello nazionale è stata di +1.4°C dovuta principalmente ai forti scostamenti osservati al Nord (+2.1°C) e al Centro (+1.6°C). Le regioni meridionali e le isole maggiori sono rimaste più ai margini dell’alta pressione venendo spesso bersagliate da correnti fredde che hanno determinato un’anomalia molto più contenuta (complessivamente pari a +0.4°C). In generale lo scarto positivo di 1.4°C non rappresenta un valore eccezionale nell’ambito della serie storica, ma in questo caso è dovuto prevalentemente dalla notevole anomalia delle temperature massime che, con un valore di +2.1°C, si posiziona al 6° posto fra le più elevate degli ultimi 60 anni. Le piogge, come già accennato, sono state in generale inferiori alla media. Infatti, a livello nazionale il deficit di febbraio è pari a -30%, dovuto essenzialmente alle scarse precipitazioni del Centro-Sud dove complessivamente ha piovuto poco meno della metà della norma. Al Nord, invece, grazie alle abbondanti precipitazioni di inizio mese, consumatesi praticamente nei primi due giorni, il bilancio risulta positivo (+21%).
Il trimestre invernale, nel suo insieme, è stato piuttosto siccitoso con un deficit pluviometrico nazionale pari a -30%, che equivale a circa 15 miliardi di metri cubi in meno di precipitazione rispetto alla media stagionale. Nell’ambito di un territorio caratterizzato da quantitativi di pioggia inferiori alla media, il settore maggiormente penalizzato è stato il Nord-Ovest, frequentemente protetto dall’alta pressione o dalla barriera alpina, dove è piovuto la metà del valore normale. L’anomalia termica stagionale, pari a +0.3°C sull’insieme del Paese, di per sé non rappresenta un dato particolarmente rilevante. Tuttavia, tale valore è determinato dalla combinazione degli scarti positivi del Centro-Nord, dove l’inverno è stato complessivamente più caldo della media (+1.2°C al Nord-Ovest, +0.7°C al Nord-Est, +0.3°C al Centro) e quelli negativi del meridione dove la stagione invernale si è mostrata in buona parte un po’ più fredda della norma (-0.4°C al Sud, -0.5°C in Sicilia, vicina alla norma in Sardegna).