Settembre 2018 è stato il terzo più caldo degli ultimi 60 anni
I dati climatici relativi al mese di settembre 2018 sono stati analizzati dal meteorologo Simone Abelli. Le notizie principali relative al mese che ci lasciamo alle spalle sono due: è stato il terzo settembre più caldo almeno degli ultimi 60 anni e il 5° più siccitoso.
Iniziando a tirare le somme di quanto ci sta riservando quest’anno, scopriamo anche che da gennaio a settembre 2018 le temperature hanno superato la norma di oltre un grado, e tale anomalia colloca questo periodo al primo posto tra i più caldi almeno degli ultimi 60 anni.
Il meteorologo Simone Abelli ci illustra nel dettaglio i risultati emersi dalla sua analisi:
Il primo mese dell’autunno meteorologico si è rivelato in controtendenza rispetto all’andamento che sta caratterizzando mediamente il 2018 dal punto di vista delle precipitazioni. Infatti, nell’ambito di un anno connotato da piogge più abbondanti della media, questo settembre ha mostrato un forte deficit idrico (-58% a livello nazionale) che ha interessato tutto il territorio in maniera grossomodo omogenea nei diversi settori del Paese, eccetto in Sardegna dove qualche fase piovosa in più ha reso un po’ più contenuta l’anomalia.
Per trovare un settembre più siccitoso occorre tornare indietro di più di 30 anni, fino al 1985; di fatto, nell’arco degli ultimi 60 anni, settembre 2018 occupa il 5° posto fra i meno piovosi. Chiaramente, se dalla media generale si scende più nel dettaglio vengono alla luce molte zone in cui le precipitazioni sono state pressoché trascurabili, come indicano ad esempio i dati ricavati dalle stazioni della rete dell’Aeronautica Militare di Firenze (-99%), Genova (-98%), Bari (-98%), Bologna (-93%) e Palermo (-93%).
Questa situazione – prosegue il meteorologo Simone Abelli – è stata determinata dalla frequente presenza di robuste strutture anticicloniche, talvolta ben consolidate lungo la fascia centrale del continente europeo, che hanno ostacolato il percorso delle perturbazioni verso il Mediterraneo. In pratica, oltre agli strascichi dell’ultima perturbazione di agosto, solo 5 sistemi nuvolosi sono riusciti a raggiungere l’Italia, di cui due con effetti di scarsa entità. Le fasi piovose più significative si sono verificate nella prima e terza settimana del mese in cui non sono mancati locali episodi di forte intensità, come ad esempio i nubifragi in Veneto all’inizio del mese o la formazione di un MCS (Mesoscale Convective System = sistema temporalesco multicellulare esteso da qualche decina a qualche centinaio di km) sul Tirreno il giorno 19. Da segnalare anche la genesi di un ciclone mediterraneo, un TLC (Tropical Like Cyclone = ciclone con caratteristiche simili ai cicloni tropicali) fra la sera del giorno 27 e il 29 sul Mar Ionio, ma con pochi effetti marginali sul nostro territorio.
Nulla di nuovo, invece, per quel che riguarda le temperature: dalle elaborazioni continua a emergere la consueta attitudine a rimanere marcatamente sopra la media.
La notevole anomalia pari a +1.5°C calcolata sull’insieme del territorio italiano, pone il mese di settembre 2018 al 3° posto fra i più caldi almeno degli ultimi 60 anni in compagnia di quello del 1982. A tale scarto dalla norma hanno contribuito certamente le tiepide acque dei mari intorno alla penisola, che sono rimaste da 1 a 2 gradi sopra la media, ma anche le masse d’aria calda di origine sub tropicale che non si sono limitate a stazionare sull’Italia e i Paesi europei meridionali, ma sono riuscite a estendersi anche verso l’Europa centrale e talvolta verso i Paesi nordici.
In Italia per quasi tre settimane, dal giorno 5 al 24, le temperature si sono stabilizzate ben oltre la media riproponendo, così, condizioni pienamente estive con caldo a tratti anche afoso, malgrado il tentativo di interruzione della stagione messo in atto dalla perturbazione nord atlantica transitata fra gli ultimi giorni di agosto e i primi di settembre.
Un più significativo tracollo termico si è verificato negli ultimi giorni del mese, dopo il lungo periodo caldo, a causa di una vasta massa d’aria fredda, anch’essa di origine nord-atlantica, la quale, dopo aver invaso i due terzi del continente, è riuscita a riversarsi in parte anche nell’area del Mediterraneo centrale con conseguente improvviso crollo delle temperature al di sotto dei valori normali. In questo frangente sono state raggiunte minime decisamente basse; fra queste spiccano i valori diffusamente sotto i 10°C osservati in molte zone del Centro-Nord e localmente anche al Sud, in particolare le minime pari a 1.8°C di Udine, 4.2°C di Brescia e 5.8°C di Pisa che rappresentano i rispettivi nuovi record storici. È curioso il fatto che uno fra i più caldi mesi di settembre abbia prodotto picchi di freddo record! Notevole anche l’escursione termica che ha caratterizzato il periodo successivo all’irruzione fredda, in particolare sulle regioni settentrionali e tirreniche dove lo sbalzo fra minime e massime è stato spesso superiore ai 20°C, da valori quasi invernali all’alba a un tepore estivo nel pomeriggio; a tal proposito è emblematica la situazione di Firenze dove, il giorno 27, il termometro, che segnava appena 4.8°C al primo mattino, ha misurato 30.6°C nel pomeriggio con uno sbalzo di quasi 26°C.
Le considerevoli anomalie di settembre, se da un lato hanno ridimensionato il surplus pluviometrico da inizio anno portandolo a +11% a livello nazionale, dall’altro lato hanno mantenuto e consolidato il divario termico rispetto alla media che resta in tal modo decisamente ampio ed esattamente pari a +1.2°C; con questa anomalia il periodo gennaio-settembre del 2018 sale al 1° posto risultando il più caldo degli ultimi 60 anni.