Siccità: cos’è successo nel 2017
La grave situazione di siccità in cui si trova l’Italia durante questa estate trae origine soprattutto dal notevole deficit accumulato nelle stagioni precedenti, in particolare in primavera quando sono venuti a mancare circa 20 miliardi di metri cubi d’acqua sull’intero territorio italiano (corrispondente al -39% di anomalia nella Tabella 2).
Anche gli altri periodi hanno, comunque, fatto registrare forti anomalie negative: in inverno, nonostante diversi episodi contrassegnati da abbondanti precipitazioni e inconsuete nevicate sul versante adriatico e al Sud, sono mancati all’appello 13 miliardi di metri cubi d’acqua (corrispondente al -26% di anomalia nella Tabella 1) a cui si sommano i 6 miliardi di metri cubi di deficit osservati nella prima parte di questa estate (corrispondente al -27% di anomalia nella Tabella 3) che si sta confermano decisamente più asciutta di quanto già dovrebbe essere.
In tutto 39 miliardi di metri cubi in meno rispetto alla media climatica calcolata sul trentennio 1081-2010, che corrispondono a circa un terzo di precipitazioni in meno in questi otto mesi che partono dall’estremamente siccitoso dicembre 2016, mese in cui ha avuto inizio questo prolungato periodo complessivamente carente di piogge. Considerando i giorni piovosi (ossia con un quantitativo uguale o maggiore di 1 mm in 24 ore) nelle varie località italiane ne deriva una media di 32 giorni con precipitazioni rilevanti su 243, ossia il 13% del periodo, con un leggero sbilanciamento verso le regioni settentrionali (37 giorni piovosi) rispetto al Centro e al Sud (rispettivamente 30 e 29 giorni piovosi).
Questa scarsità di piogge è stata accompagnata da temperature in generale sopra la media, salvo alcune fasi caratterizzate da notevoli irruzioni artiche fra dicembre e gennaio, e nel periodo post-pasquale (confronto Figure 1, 2 e 3). La temperatura media calcolata dall’inizio dell’anno in corso supera di 1.1°C la norma climatica, valore assolutamente elevato e quantomeno allarmante che pone per il momento il 2017 fra i quattro anni più caldi degli ultimi 60 anni.
ANOMALIE – INVERNO 2016-2017
(Confronto con medie trentennio 1981-2010) |
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TEMPERATURA (°C) | PRECIPITAZIONI | |
ITALIA | +0.2 | -26% |
Nord | +0.4 | -40% |
Centro | +0.3 | -23% |
Sud-Isole | 0.0 | -17% |
Tab.1 – Anomalie di temperatura media e precipitazioni – INVERNO 2016-2017
ANOMALIE – PRIMAVERA 2017
(Confronto con medie trentennio 1981-2010) |
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TEMPERATURA (°C) | PRECIPITAZIONI | |
ITALIA | +1.3 | -39% |
Nord | +1.5 | -30% |
Centro | +1.3 | -42% |
Sud-Isole | +1.0 | -56% |
Tab.2 – Anomalie di temperatura media e precipitazioni – PRIMAVERA 2017
ANOMALIE – ESTATE 2017 (parziale)
(Confronto con medie trentennio 1981-2010) |
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TEMPERATURA (°C) | PRECIPITAZIONI | |
ITALIA | +1.7 | -27% |
Nord | +1.5 | -13% |
Centro | +2.1 | -66% |
Sud-Isole | +1.6 | -29% |
Un altro aspetto importante riguarda gli effetti della combinazione fra piogge scarse e temperature elevate nel bilancio energetico a livello del suolo. In maniera del tutto simile a ciò che è avvenuto durante la caldissima estate del 2003, lo scarso contenuto di acqua nel suolo a cui si è giunti all’inizio della stagione estiva, causato dal precedente deficit pluviometrico, sta dando un sensibile contributo alla serie di ondate di caldo che stiamo attualmente vivendo. Infatti, in queste condizioni l’energia della radiazione solare viene solo in minima parte assorbita dalla poca acqua contenuta nel suolo, che poi evapora; tutta l’energia rimanente finisce per surriscaldare i primi strati del suolo stesso che a loro volta scaldano i bassi strati atmosferici dando un contributo aggiuntivo alle temperature osservate.
La situazione di questi ultimi mesi si inquadra perfettamente nel contesto più generale dei cambiamenti climatici, quelli che si osservano a lungo termine, ad esempio mettendo in evidenza la serie delle precipitazioni annuali e delle temperature medie annuali relative all’Italia degli ultimi 60 anni (confronto Figure 5 e 6). Si nota chiaramente un andamento mediamente decrescente delle precipitazioni e un contemporaneo andamento crescente delle temperature.
Dall’inizio della serie al periodo attuale l’Italia ha perduto mediamente il 30% delle precipitazioni e guadagnato mediamente 1.5°C di temperatura. Questi sono gli effetti a scala locale di ciò che sta avvenendo a scala planetaria, ossia il riscaldamento globale. Questo trend inesorabilmente in salita delle temperature globali determina, fra le altre cose, anche una modifica dell’assetto delle correnti atmosferiche e delle strutture bariche; è possibile, ad esempio, che aumenti la presenza di anticicloni sul continente europeo, con conseguente deviazione delle piovose correnti atlantiche le quali andrebbero a interessare con meno frequenza il Mediterraneo. D’altronde l’area mediterranea, da alcuni decenni è soggetta a un processo di desertificazione. Questo degrado del territorio colpisce in primo luogo la Grecia e la Penisola Iberica, ma interessa in maniera non meno grave anche le nostre regioni meridionali presentando qualche sintomo anche più verso nord. I dati dell’ultimo trentennio (dagli anni ’90 a oggi) rispetto al trentennio precedente (dagli anni ’50 agli anni ’80) sono piuttosto lampanti. A Cagliari 70 mm in meno di pioggia all’anno e 1°C in più di temperatura; a Catania 100 mm in meno di pioggia e 0.5°C in più di temperatura; a Napoli 170 mm in meno di pioggia e 1.4°C in più di temperatura; a Roma 60 mm in meno di pioggia e 0.6°C in più di temperatura; a Milano 240 mm di pioggia in meno e 1.7 °C in più di temperatura.
Si tratta di cambiamenti più o meno incisivi, ma tutti nella stessa direzione, ossia verso un clima più arido, caratterizzato da temperature più elevate e piogge meno abbondanti ma più intense (e quindi meno efficaci sul fronte dell’approvvigionamento idrico) in quanto concentrate in periodi di tempo più brevi.