Equinozio d’autunno 2018
Nel corso dell’equinozio, trovandosi l’asse di rotazione terrestre perpendicolare alla direzione dei raggi solari, in tutto il Pianeta il giorno e la notte hanno uguale durata.
Ci siamo. Il momento da molti paventato, da altri desiderato, sta arrivando. L’estate volge al termine. I giorni si accorciano, iniziano a cadere le foglie, le belle e calde giornate di sole pian piano si allontano. L’autunno è alle porte. Quest’anno l’appuntamento è per domenica 23 settembre. Alle ore 1.54 UTC di quel giorno cadrà l’equinozio d’autunno, momento che sancisce ufficialmente l’inizio dell’autunno astronomico. Ecco quindi che il ciclo produttivo e riproduttivo pian piano terminerà, e la natura gradualmente si preparerà al più rigido clima invernale e a un riposo della durata di vari mesi.
Il termine “equinozio” trae origine dal latino aequinoctium, a sua volta derivato da aequa-nox, ossia “notte uguale”: nel corso dell’equinozio, infatti, giorno e notte hanno uguale durata, cadendo i raggi solari in modo esattamente perpendicolare all’asse di rotazione terrestre. L’asse di rotazione terrestre, rispetto al piano di rivoluzione orbitale intorno al Sole, risulta inclinato in media di 23°27′. Questo significa che i raggi solari, in ogni istante, non giungono mai sulla Terra con la stessa angolazione. Nel corso degli equinozi, invece, l’asse di rotazione terrestre risulta perpendicolare alla direzione dei raggi solari: in ogni punto del pianeta, dove il Sole supera l’orizzonte, la durata del giorno è dunque uguale alla durata della notte.
Ogni anno i due equinozi (primavera e autunno), esattamente come avviene per i due solstizi (estate e inverno), cadono a sei mesi di distanza l’uno dall’altro. Equinozi e solstizi segnano convenzionalmente l’avvicendamento delle stagioni astronomiche della Terra. Nell’emisfero boreale l’equinozio di marzo segna la fine dell’inverno e l’inizio della primavera; l’equinozio di settembre, invece, segna la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Viceversa accade nell’emisfero australe, dove l’autunno comincia con l’equinozio di marzo e la primavera con quello di settembre.
Abbiamo parlato dell’autunno “astronomico”.
Dal punto di vista meteorologico, invece, l’autunno ha inizio il 1° settembre, per concludersi il 30 novembre. La spiegazione sta nel dato climatico e meteorologico. Verso la fine di agosto, infatti, mediamente le temperature iniziano a far registrare i primi cali rispetto alla calura estiva e le piogge si fanno più frequenti. Il cambio di stagione, oltre che dal punto di vista astronomico e da quello meteorologico, può essere però definito anche in base a un altro parametro, quello legato alla fenologia. Parliamo di quel ramo della biologia che si occupa dei rapporti tra fattori climatici (temperatura, umidità, fotoperiodo) e la manifestazione stagionale di alcuni fenomeni della vita vegetale, quali la germogliazione delle gemme, la fioritura, la maturazione dei frutti, la caduta delle foglie, etc., oltre che dei rapporti tra fattori climatici e la manifestazione stagionale dei fenomeni relativi alla fauna. Secondo la fenologia, l’inizio delle stagioni non può coincidere con un giorno preciso: si tratterebbe, invece, di un periodo caratterizzato da cambiamenti graduali sia nel mondo vegetale che in quello animale. Modi diversi, dunque, di vedere il mutamento che, ad ogni cambio stagionale, si genera attorno a noi, nel perenne e sempre stupefacente ciclo della vita.