Temperature percepite da follia
Numeri fantasiosi, in queste giornate di caldo record, popolano i media italiani in abbondante quantità. Non si salva nessuno. Temperature percepite di 45, 50, 55, 60°C! Neanche se parlassimo di città africane o medio orientali arriveremo a tali valori. Ma come stanno le cose? Non certo così!
Niente percepite di 50, 60°C: nulla di tutto questo. L’approssimazione di alcuni soggetti e il desiderio di finire sui giornali di altri hanno fatto schizzare le temperature a cifre superiori ai 50°C: addirittura, nei giorni scorsi si vagheggiavano i 63°C! Basta una minima riflessione, e ben si comprende come non sia possibile raggiungere nel nostro Paese una tale temperatura percepita.
È quindi necessario, a questo punto, capire cosa si intende esattamente per “temperatura percepita”. Si tratta di un valore calcolato prendendo in considerazione la temperatura dell’aria (all’ombra naturalmente: non sotto il sole, e tantomeno nel cruscotto della vostra macchina!) e l’umidità dell’aria. Temperatura e umidità dell’aria, unite, creano una sensazione di disagio che fa percepire un caldo più intenso rispetto a quello realmente registrato dai termometri (sempre all’ombra, e non sotto al sole fuori dalle farmacie o nelle piazze centrali delle metropoli). Esistono diversi modi per calcolare la temperatura percepita, ed esistono diversi valori per indicare il disagio.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questo. Innanzitutto vale la pena di ricordare che la misurazione della temperatura dell’aria deve essere eseguita secondo precisi criteri, che comprendono l’utilizzo non solo di una strumentazione adeguata, ma anche di un corretto posizionamento della stessa. Non ha proprio senso quindi affidarsi per esempio ai valori mostrati da display di cui non si hanno garanzie circa la posizione dei sensori (magari posti in pieno sole) o a quanto indicato dalla nostra auto, rimasta parcheggiata per ore sotto il sole!
Ma veniamo alla “temperatura percepita”. Come chiunque di noi ha potuto sperimentare, il disagio dovuto alle alte temperature è accentuato- come abbiamo affermato sopra- dalla concomitante presenza di alti tassi di umidità. In queste condizioni infatti vengono ostacolati i meccanismi naturali attuati dal nostro organismo per abbassare la temperatura corporea, fino a provocare una condizione di malessere o, in casi estremi di stress termico, anche un colpo di calore. In sintesi, a parità di temperatura, il nostro organismo percepisce un disagio maggiore in corrispondenza di tassi di umidità più elevati.
È senz’altro utile quindi associare il valore di temperatura (misurata o prevista) ad una valutazione del livello di disagio provocato dall’eventuale presenza di significativi tassi di umidità, espressi come umidità relativa (cioè una grandezza che indica quale percentuale di vapore acqueo è presente nell’aria rispetto alla quantità massima che essa può contente ad una data temperatura).
Sono stati sviluppati vari indici per classificare il disagio provocato dal caldo afoso. I valori di questi indici, calcolabili con degli algoritmi, sono però dei numeri che non possono e non devono essere tradotti in gradi centigradi, ma devono essere interpretati, a seconda del range in cui rientrano, mediante l’utilizzo di una scala del disagio.
Un esempio è l‘indice Humidex (abbreviazione di Humidity Index, cioè l’Indice di Umidità), elaborato dai meteorologi canadesi nel 1965 e rivisto nel 1979. Il risultato che si ottiene con questo calcolo è un valore numerico che quantifica il livello di disagio ambientale determinato proprio dall’effetto combinato della temperatura e dell’umidità dell’aria.
L’equivoco che sta creando non poca confusione sta nell’identificare tale valore come una temperatura, affiancandogli il simbolo dei gradi centigradi (°C)! I valori di questi giorni 50, 55 o 60 sono indice di Disagio Pericoloso o Disagio Grave e in realtà corrispondevano a valori in centigradi al di sotto dei 50 gradi.
Questo discorso vale per tutti gli indici utilizzati per misurare il disagio dovuto all’umidità: quindi non scambiate mai quei numeri per gradi, a meno che non ci sia chiaramente scritto °C dopo il numero.
Nel caso per esempio di una temperatura di 37 °C, con un’umidità relativa del 52% (come quella registrata sabato 5 agosto alle ore 12 a Ferrara) si ottiene un valore dell’indice Humidex di “50”. E qui sta il nocciolo della questione. Questo “50”, o anche solo 40, non deve essere comunicato come “temperatura percepita di 50°C, o 40°C”, bensì come “disagio di livello pericoloso o grave”.
Speriamo di essere stati chiari con questa spiegazione e comunque vi invitiamo a diffidare sempre da valori di temperature percepite in Italia superiori ai 50 gradi.